giovedì 24 novembre 2011

Salvare l’Italia e l’Euro

Salvare
l’Italia
e l’Euro


La crisi era grave, da tempo, ma il medico di famiglia, pur rendendosene conto, cercava di minimizzare, dispensando pillole di ottimismo per evitare il panico. Il peggio è passato, la crisi è alle spalle,ci sono cenni di
ripresa e vediamo già la luce in fondo al tunnel. In parte poteva essere anche vero se le terapie prescritte dal professor Tremonti,non fossero state oggetto di pesanti critiche e atteggiamenti dilatori nella
somministrazione. Così al momento della fase più acuta, quasi anticipatrice dell’agonia irreversibile, ecco giungere la definitiva e impietosa diagnosi stilata da luminari europei.

L’Italia, un tempo agile, scattante, dinamica, con una grande voglia di fare, appariva immobile, esausta, senza energie, logorate nel tempo da una vita sregolata, che aveva determinato una mostruosa e
immobilizzante obesità, causata dalla proliferazione maligna dei debiti, destinati a moltiplicarsi a dismisura. Il primo rimedio, drastico e indilazionabile, è stato quello dell’intervento operatorio per
l’estirpazione graduale dei debiti.

La terapia doveva essere accompagnata da generose trasfusioni accompagnate da una dieta rigorosissima per non compromettere la vita dell’Euro, a sua volta affetto da un pericolosa forma genetica, ossia l’assenza della capacità di generare complete e intransigenti regole vitali.
A questo punto il medico di famiglia e lo stuolo di litigiosi stregoni della congrega politica hanno dato forfait demandando la prosecuzione delle terapie ad un gruppo di qualificati e autentici luminari: i “mmaginifici 17”, così li hanno soprannominati i componenti dello staff cui sono state demandate le cure. Per l’esattezza l’appellativo di “magnifico” spetta di diritto a due soltanto: Monti e Ornaghi, avendo ricoperto i prestigiosi incarichi di “magnifici rettori dell’università Bocconi e della Cattolica di Milano. Gli altri 15, omunque, assicurano gli esponenti del mondo dell’informazione, vantano curriculum di elevato spessore e di
conclamata esperienza nei settori di competenza cui sono stati chiamati a ricoprire.

Tutto a posto, quindi? Neppure per sogno!
Il debito pubblico dell’Italia è enorme, tra i più alti “debiti sovrani” tra le nazioni del mondo, ammontando a 1,900 miliardi. Per pagare tutti i possessori di titoli Bot, Btp e Cct, con un esborso medio di 50 miliardi
l’anno, pari a una pesante manovra finanziaria, occorreranno ben 4o anni.

L’altro problema irrisolto e di quasi impossibile soluzione , nel breve periodo è l’Euro. La moneta unica europea ha anticipato la costituzione degli Stati uniti d’Europa, rimasti nel limbo delle buone intenzioni. Il
traguardo di un governo unico per una confederazione di Stati, sull’esempio degli USA o della Svizzera, non ha ancora trovato un punto di incontro. Ogni nazione dell’UE non intende rinunciare alla sovranità
totale nel proprio territorio e le prescrizioni sul controllo della situazione finanziaria, in particolare dei debiti pubblici, è considerata
una intollerabile intromissione. Lo scontro tra il primato della politica e quello della finanza, appare insormontabile.

Nonostante l’assenza di una omogeneizzazione europea delle leggi e regolamenti degli stati membri, dal fisco alle pensioni, dal costo del lavoro agli investimenti, l’euro ha vissuto un periodo d’oro, diventando
un antagonista del biglietto verde statunitense.
Il rivoluzionario progetto della valuta unica europea, definitivo nel 1999, trova applicazione con l’emissione, il 1° gennaio del 2001, delle banconote e delle monete per 11 stati sui 15, in quel periodo aderenti all’EU e precisamente Austria, Belgio,Finlandia, Francia, Germania, Italia,Irlanda,Lussemburgo, landa,Portogallo, Spagna, cui si sono aggiunti: Grecia (2002) ,Slovenia (2006), Malta e Cipro (2007), Slovacchia
(2008) ed Estonia (2011) in totale 17 nazioni con una popolazione complessiva di circa 330 milioni di abitanti.

Una realtà continentale straordinaria, molto simile a quella egemonica degli USA, sia per la popolazione, sia per la ricchezza prodotta (Pil),tanto che l’Euro è stato gradualmente preferito nelle transazioni
internazionali.

Nelle riserve delle banche centrali dei Paesi produttori di petrolio e non solo, l’Euro è ritenuto maggiormente affidabile sino allo scoppio della grande crisi generata negli Stati Uniti dalla finanza truffaldina che ha
messo in ginocchio l’economia mondiale dal 2008. Era quello il momento per l’affermazione dell’Euro ma la mancanza di una coesione politica e di un indirizzo univoco da parte degli Stati dell’unione europea
ha trascinato il vecchio continente nel gorgo della recessione.

Una risposta alle necessità degli investitori di allocare risorse in titoli affidabili, come potevano essere gli euro bond (obbligazioni della Banca centrale Europea in sostituzione delle obbligazioni dei singoli Paesi),
proposta dal prof. Tremonti, pur apprezzata, è rimasta sulla carta.

La speculazione ha avuto la strada spianata per mettere sotto scacco i Paesi economicamente più deboli e con il debito pubblico più alto:
Irlanda, Portogallo, Grecia,Spagna e Italia. I prossimi attacchi saranno sferrati contro Francia e Germania che, pur essendo considerata la locomotiva d’Europa, rischia di viaggiare senza trainare i vagoni delle
nazioni del proprio mercato primario.

Di fronte agli attacchi degli speculatori internazionali, favoriti dalla carenza di regole comuni sui mercati finanziari, che favoriscono le vendite e gli acquisti allo scoperto, ossia senza possedere effettivamente i titoli, con conseguenti esasperate oscillazioni delle
quotazioni, per nulla legate alle corrette valutazioni dei singoli emittenti, occorrono immediati provvedimenti.

Gli esperti del settore fanno affidamento sulle soluzioni, che il nuovo governatore Mario Draghi alla BCE a Francoforte e il presidente del Consiglio, Mario Monti a Roma, sapranno prendere, per salvare l’euro e l’Italia. Speriamo.

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