sabato 1 ottobre 2011

L’Euro nell’occhio del ciclone

L’Euro
 nell’occhio
del ciclone

C’era da aspettarselo. Gli analisti finanziari, pur con una certa approssimazione, avevano previsto un tracollo delle Borse mondiali, in particolare europee, con nefasti riflessi sull’Euro.
A fine settembre si è temuto che l’era della moneta unica europea fosse giunta al capolinea. Si sono prospettate soluzioni di svalutazione con la contestuale emissione di un super euro destinato esclusivamente ai Paesi, membri dell’Unione Monetaria Europea, in possesso dei requisiti di solvibilità derivanti dal trend di sviluppo, come ad esempio la Germania.
La proposta definita cervellotica e insensata rappresentava una via di fuga per sottrarsi all’aumento del fondo di solidarietà, richiesto dalla BCE (Banca Centrale Europea) al fine di erogare prestiti straordinari ai Paesi dell’area Euro, in difficoltà ( Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia, sia pur in misura minore) e sull’orlo del fallimento (Grecia).

E proprio la situazione disastrosa del bilancio statale ellenico ha innescato una catastrofica reazione a catena a livello planetario. Il Governo di Atene, dopo aver truccato i bilanci per anni, ottenuto un primo consistente finanziamento da parte della BCE, si è trovato nell’impossibilità di pagare gli interessi delle obbligazioni statali in circolazione (inizialmente al 7%, quindi già fuori mercato) e men che meno restituire, a scadenza, i capitali ricevuti dai sottoscrittori. A questo si è aggiunta la denuncia dell’impossibilità di pagare gli stipendi a centinaia di migliaia di dipendenti statali e di non assicurare l’erogazione delle pensioni.
Per risolvere la crisi si prospettavano due soluzioni: ottenere dalla BCE  un ulteriore prestito di decine di miliardi, oppure dichiarare fallimento, uscire dall’euro, ripristinare l’emissione della Dracma,  quindi non pagare i debiti contratti, come aveva fatto l’Argentina, che ha ridotto alla miseria milioni di risparmiatori.
Dilemma drammatico, che doveva essere affrontato tempestivamente, nello spazio di un fine settimana , a mercati borsistici chiusi, per evitare panico e spalancare le porte alla speculazione selvaggia, come purtroppo avvenuto.
Le Borse,strutturalmente simili ai mercati generali, dove si compra e si vende il denaro, sono particolarmente sensibili alle notizie negative o positive con evidenti ripercussioni sui prezzi. Silenzi o ancor peggio dispute dialettiche sulle possibili terapie sul caso Grecia, hanno reso i mercati mondiali nevrotici, accentuando la volatilità delle quotazioni, ormai cronica  da tre anni, dallo scoppio del truffaldino e scandaloso fallimento di banche e finanziarie statunitensi.

Frattanto in Europa si continua a discutere e si ha l’impressione  che si attenda  l’insediamento, il 1° novembre, del nuovo presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, che succederà a Jean-Claude Trichet, ricevendo in eredità il cerino acceso o la classica patata bollente.

E’ certo che un’azione efficace  dipenderà dalla revisione dell’apparato istituzionale della moneta unica, e dal riconoscimento dell’indiscutibile  autorevolezza delle strutture di governo dell’Euro da sostenere con l’armonizzazione  delle leggi e regolamenti, in materia finanziaria, dei 17 Paesi membri, che devono definitivamente rinunciare all’autonomia di “nazione” per assumere il ruolo di “regione” e portare a compimento i tanto vagheggiati “Stati Uniti d’Europa”.
L’Italia è certamente europeista convinta, ma il suo apporto propulsivo, in questo momento, è frenato dai problemi del debito pubblico e dalla stagnazione  della crescita derivante dal contagio della crisi mondiale.
L’apparato produttivo accusa forti difficoltà, la disoccupazione aumenta e i consumi diminuiscono.

In controtendenza solo il comparto turistico, la vera vocazione dell’Italia, per troppo tempo colpevolmente ignorata.
Nel primo semestre dell’anno in corso, l’Osservatorio Nazionale del Turismo, rileva un incremento del +5,3% di arrivi internazionali e del +3,7% in termini di spesa turistica. Isolando la sola voce “vacanze”, gli incrementi risultano ancora maggiori: +6,6% gli arrivi, +4,7% le presenze e +7,3% la spesa, per introiti complessivi pari a 7,37 miliardi di euro.
I flussi turistici di maggiore crescita provengono dagli USA (+15,9%) e dall’Europa (+4%).
Singolare rilevare che, in valore assoluto, si è registrato l’incremento percentuale più sensibile: dalla Cina (+86%), dal Messico (+84,8%), dall’Australia (+38,3%), dal Brasile (+22,1%) e dalla Russia (+20,6%).

Gli italiani hanno riscoperto l’Italia  come meta ideale per le vacanze e precisamente 24,5 milioni dei nostri connazionali, l’80,9% diretti in Italia e con una maggiore disposizione alla spesa: dai 662 euro dell’estate 2010 ai 743 euro del 2011, in valore assoluto da 23,5 a 27,9 miliardi di euro.

Il Ministro, Michela Vittoria Brambilla ha attribuito l’innegabile consistente ripresa agli oculati investimenti e al grande lavoro realizzato da Enit -Agenzia Nazionale del Turismo.
Siamo sulla strada giusta. Il potenziale di sviluppo turistico del Bel Paese è straordinario, con notevoli prospettive per l’occupazione. Già oggi, considerando l’indotto, sono attivi oltre 5 milioni  di posti di lavoro.
Lo stellone dell’Italia “turrita” può ritornare a splendere.

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